sabato 12 maggio 2012

uluru e kata tjuta


ho scritto questo post qualche giorno fa, e lo pubblico solo ora per mancanza di internet. considerando che la connessione è a "scrocca" da un fast food impiegherei un anno a mettere le foto, perciò niente foto!

meraviglia delle meraviglie! si capisce bene perché sia diventato uno dei simboli dell'australia... uluru (che in lingua originale, abbiamo scoperto, si pronuncia con l'accento sulla prima u) è un posto da sogno! non posso fare un paragone con la barriera corallina, perché si tratta proprio di due mondi diversi, però c'è da dire che se i pesci vivono in mondi strepitosi, anche qui sopra i paesaggi non scherzano!!
la gita era organizzata benissimo, con due guide dall'accento australiano 100% mooolto difficili da capire ma comunque molto simpatici. avevamo tutto incluso, dalla colazione alla cena, passando per millemila spuntini in cui ci offrivano caramelle gommose, frutta e tortine!
siamo partiti ieri mattina molto presto da alice springs, avevamo circa 400 km da fare e in questi casi il mattino ha l'oro in bocca. gli altri dovevano tornare ad alice springs la notte stessa, io e giuli abbiamo prenotato per due notti nel villaggio più vicino ad ayers rock (nome inglese di uluru), una specie di resort nel deserto, con alberghi che vanno dall'ostello agli hotel più lussuosi con camere da 1800$ a notte (inutile dire che noi siamo in ostello).
poco dopo la partenza abbiamo visto il sole sorgere e da quel momento abbiamo iniziato ad osservare intorno. tutto il percorso è abbastanza simile: centinaia di km di deserto, composto da dune di sabbia rossa coperte da bassi cespuglietti giallo/verdastro un po secchi, e qualche albero di eucaliptus e di molga (o mulga?) qua e la. può essere un po monotono per chi ci vive, ma sicuramente non per chi, come noi, si fa più di 16mila km per vedere queste terre. le strade, poi, anche quelle sono fantastiche: dritte, infinite e orlate di rosso. dopo un paio di centinaia di km abbiamo visto in lontantanza una montagna rossa, non era uluru, anche se in molti si sono confusi. era mount connel (o connor... non è facile capire quando parlano!), rosso come uluru, ma somigliava più che altro a quegli altipiani che si vedono disegnati in lontanaza insieme ai cactus nelle illustrazioni dei deserti nord americani... 
uluru si inizia a vedere già a 50 km di distanza, e si vedrebbe anche prima se non ci fossero le dune a bloccare la vista: è una montagna completamente rossa veramente imponente, non tanto per l'altezza che non supera i 400 metri, quanto per il fatto che è un'enorme monolite che si alza da solo in mezzo alle pianure del deserto... non può non essere imponente! fin da lontano si vedono subito le striature verticali (roba di geologia, non ne capisco molto, però è bello vedere quelle linee!) e dei "disegni" circolari neri che, solo quando ci si avvicina si capisce, altro non sono che ombre all'interno di buchi nella roccia.
prima di avvicinarci a uluru, però, siamo andati a kata tjuta. kata tjuta significa "molte teste" ed, effettivamente, a guardare da lontano questa formazione di rocce arrotondate, sembra davvero di vedere molte teste! da vicino, più che molte teste, a me son sembrati molti cappelli, di quelli tipo da cow boy però più alti... l'unica pecca della gita di ieri è stato il poco tempo che ci hanno concesso per fare il sentiero sotto queste enormi rocce, 40 minuti è il tempo appena sufficiente per andare e tornare, ma in questi casi bisogna tenere conto anche della necessità di soffermarsi almeno un pochino ad osservare e ascoltare. sarebbe stato bello sentire l'assoluto silenzio di quel posto, purtroppo, oltre al poco tempo, c'era anche un gruppo di tedeschi piuttosto chiassoso... la passeggiata è stata molto bella in ogni caso.
vicino ad uluru hanno costruito il cultural center, un centro in cui vengono spiegati alcuni aspetti della vita, della cultura e delle tradizioni delle popolazioni che per millenni hanno abitato quelle terre prima dell'arrivo degli europei, in che modo l'arrivo dei bianchi ha cambiato le loro vite e quali sono stati i passi (molto lenti) che sono stati compiuti dal governo australiano prima di restituire quelle terre ai loro legittimi proprietari, o come loro si definiscono, custodi. pur essendo nel mezzo del deserto, la zona in cui sorge uluru è particolarmente ricca: la bassa vegetazione (il "bush") che lo circonda è una fonte di alimenti carichi di vitamine, da alcuni alberi e cespugli si possono estrarre sostanze antibiotiche e curative, l'acqua scorre a pochi metri sotto terra e non è difficile attingervi, per di più, per molti mesi all'anno, in una zona obreggiata tra le varie "insenature" della roccia, si trova una pozza d'acqua in cui molti animali si riversano al tramonto per bere e possono essere facilmente cacciati. gli anangu, cioè le popolazioni aborigene di queste terre, ne hanno custodito i segreti fin dall'alba dei tempi, tramandandosi il sapere di generazione in generazione. l'arrivo dei bianchi, con i conseguenti allevamenti e soprattutto la caccia all'oro, ha fortemente alterato gli equilibri della terra rischiando di comprometterli per sempre. gli anangu si sono battuti affinchè quei territori venissero rispettati secondo le leggi della natura che loro conoscevano e, solo nel 1985, sono finalmente riusciti a riavere indietro i loro spazi, a condizione che per 99 anni la zona di uluru e kata tjuta venga affittata all'ente parchi nazionali. a me più che una condizione sembra un ricatto, soprattutto perché il governo concede la possibilità ai visitatori del parco di scalare la roccia mentre per gli anangu è un gesto inappropriato in quanto è una montagna a loro sacra ed è fatta per guardare e ascoltare, non per camminarci sopra. devo dire però che, anche per quanto dicono al centro culturale, le decisioni sulla gestione del parco stanno venendo prese di comune accordo e che le due etnie (bianchi e aborigeni) stanno lavorando insieme nel migliore dei modi. noi, da parte nostra, abbiamo notato nelle nostre guide un evidente rispetto delle tradizioni e delle volontà degli anangu.
dopo questa visita decisamente istruttiva abbiamo continuato andando finalmente a vedere la roccia. il giro di uluru è di circa 10 km, noi non avevamo nè il tempo nè la voglia di fare un giro del genere e così le nostre guide ci hanno portato nei punti principali in pullman e da li abbiamo fatto delle mini passeggiate per vedere i vari punti importanti sia dal punto di vista geologico che per la cultura degli aborigeni. molte delle leggende purtroppo non le abbiamo capite, sempre per via degli accenti stretti dell'entroterra, ma quelle che abbiamo capito erano molto belle. la parte che mi è piaciuta di più è stata quella vicino alla pozza d'acqua, da li si osservano benissimo tutte le forme rotondeggianti della roccia e si possono notare le tonalità di colore che prende quando è bagnata, quando è all'ombra o quando è al sole. è semplicemente meravigliosa! per di più in quel punto si è svolta, secondo la leggenda, la lotta finale tra due dei personaggi della mitologia anangu, e si possono vedere facilmente i segni della battaglia!
la ciliegina sulla torta, quello che tutti ti dicono che devi assolutamente vedere quando vai ad uluru, era il tramonto. c'è una zona particolare in cui si va per osservare il tramonto sulla roccia, ed è il sunset boulevard, una duna di sabbia (rossa) posizionata ad ovest, in modo che si possa vedere il sole riflettersi direttamente su uluru mentre tramonta. se già il tramonto è un momento bellissimo in qualsiasi parte del mondo, su uluru è più particolare, perché gli fa cambiare colore, lo accende facendolo diventare di un rosso intenso, per poi pian piano scurirlo, fino a renderlo quasi viola, il tutto nel giro di pochi minuti. abbiamo cenato di fronte a questo spettacolo, barbeque e champagne, mentre la macchina fotografica faceva il suo dovere immortalando ogni sfumatura.
il rientro è stato veloce, per noi, yulara dista pochi km dal parco, e così alle 8 stavamo già a letto... 
oggi abbiamo passato tutto il giorno in questo villaggio. giuli, che ieri aveva perso il boomerang n° 5, oggi ha comprato e poi rotto il boomerang n°6. 
io sono andata a prendere un po di sole, sicura che qui non si sarebbe annuvolato non appena messa la crema. infatti non si è annuvolato! sono andata in piscina verso le 11, c'erano già 30°, il sole era alto e caldissimo così ho deciso di farmi il bagno, ma l'acqua era quasi ghiacciata, ancora con la temperatura della notte (8°)... con i piedi ammollo che quasi mi davano i crampi per il freddo e con il corpo fuori al sole che quasi si scioglieva per il caldo ho cercato di resistere il più possibile, per potenziare la mia tintarella. mi sono congratulata con me stessa per la mia lunga resistenza e dopo un tempo ragionevole ho deciso di tornare in camera a rinfrescarmi: "brava dani, oggi ci sei riuscita!"... guardo l'ora eee.... le 11:45! d'oh! con la protezione 50+ che volete che abbia fatto alla mia tintarella?

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